ZAFFERANO

Autobiografia di un Croco


Silenzio… parla il Croco

IL MIO NOME

Il mio nome ufficiale è Crocus sativus, ma essendo un instancabile viaggiatore mi chiamano in luoghi diversi con tanti nomi: I Persiani mi chiamavano zarparān (che significa ‘che ha stigmi d’oro’), trasformato oggi in forma arabizzata di za’farān.
Per gli Accadi ero azupiranu, in Galiziano azafrán, in tedesco saffran, in inglese saffron, in Francese safran, in polacco szafran, in russo shafran, in turco safran, in finlandese saframi, in ungherese sáfrány, in catalano safrà, in Greco krókos, in cinese hong hua, in italiano Zafferano. In dialetto veneziano zafran. La somiglianza tra questi termini attesta il viaggio globale che ho compiuto nel tempo e nello spazio.

LUOGO E DATA DI NASCITA

Francamente non conosco il luogo dove sono nato, una cosa va giudicata non per il luogo di nascita ma per quello che è e per quello che vale. Non ricordo neanche la data precisa della mia nascita.
Ma tutti gli studiosi e archeobotanici che da secoli mi stanno studiando, sono concordi sul fatto che le popolazioni del Mediterraneo Orientale già mi usavano nel 2300 a.C.
In questo senso è significativo il fatto che sono stato menzionato, per la prima volta, da Sargon di Accadia, un grande sovrano dell’impero accadico, nativo di Azupiranu, città sulle rive dell’Eufrate, alla quale i testi di storia antica fanno riferimento col nome di Città dello Zafferano. Per giustificare una tale denominazione, è evidente che in questa città mi coltivavano su vasta scala.
Sono stato ritratto in alcune Pitture murali risalenti al 1600 a.C. trovate a Cnosso (Grecia) e un’altra del 1500 a.C. scoperta a Santorini (Grecia). In questi affreschi sono stato immortalato all’interno di una scena di processo di raccolta nell’atto di staccare i miei filamenti.
A Tebe, Egitto, un papiro medico (papiro di Ebers) anch’esso datato 1600 a.C., scoperto in una tomba, allude alle mie funzioni medicinali.

DESCRIZIONE

Appartengo alla famiglia delle Iridacee (come l’iris, il gladiolo e la fresia). Quando divento adulto il diametro del mio bulbo arriva a circa 5 centimetri. Il mio bulbo contiene circa 20 gemme indifferenziate da cui si originano tutti i miei organi, in genere però sono solo 3 le gemme principali da cui spunteranno fiori e foglie, mentre le altre, più piccole, produrranno solo bulbi. Durante la crescita delle mie gemme principali si sviluppano i getti, uno per ogni gemma; per cui da ogni bulbo ne spunteranno circa 2 o 3. I getti spuntano dal terreno avvolti da una bianca e dura cuticola.

I MIEI FIORI

I miei fiori hanno sei petali di un bellissimo color viola con due antere gialle di polline e i tre fili rossi detti stimmi, che vengono utilizzati come spezia, dopo essere stati essiccati. Il mio fiore non ha funzione riproduttiva, è sterile, e non arriva mai a produrre semi. Per fortuna la continuità della mia specie è garantita attraverso la riproduzione dei bulbi.
Gli uomini non mi danno mai la possibilità di aprire i fiori, perché li raccolgono all’alba prima che si schiudano, solo così si mantengono intatte le proprietà nutritive e organolettiche della spezia.

CLIMA E ACQUA

Io non temo il clima molto freddo né la siccità estiva e sono resistente agli sbalzi di temperatura. Però ho bisogno di molta luce per la fotosintesi.
Adoro i terreni che drenano bene l’acqua perché mi ammalo rapidamente nei terreni compatti ed argillosi.
Per crescere non ho bisogno di tanta acqua che invece mi è indispensabile prima della fioritura, in settembre-ottobre e in primavera a marzo, per la moltiplicazione dei bulbi, ma fortunatamente in questi periodi abitualmente le precipitazioni non mancano.

I MIEI NEMICI

Tra i miei nemici ci sono alcuni insetti come elateridi e nematodi che possono danneggiare il mio bulbo. Le lumache invece mangiano i miei fiori. Topi e avicole scavano e minacciano di mangiare il mio bulbo, in particolare in inverno. I miei peggiori nemici sono istrici e cinghiali, ma per fortuna non ci sono dappertutto.

RACCOLTA

Intorno alla metà di ottobre, i miei fiori cominciano a sbocciare e segue un periodo di intensa fioritura che dura al massimo tre settimane. I fiori che appaiono durante la notte devono essere raccolti all’alba del giorno successivo, per evitare che i petali si affloscino sotto il sole. È meglio raccogliere i fiori ancora “dormienti” o chiusi per assicurarsi pistilli di zafferano di alta qualità. Tutto il lavoro deve essere rigorosamente eseguito a mano e i fiori raccolti sono riposti in ceste di vimini e portati all’ombra per la sfioritura.

SFIORITURA

I fiori così raccolti uno per volta, vanno portati nell’area della “sfioritura”, dove gli stimmi o pistilli vengono separati a mano con molta cura e attenzione. Non vengono tolte le parti bianche e gialle dello stigma, ma solo quelle rosse. Il lavoro deve essere ultimato prima di sera per non compromettere il raccolto della giornata.

ESSICCAZIONE

Subito dopo la sfioritura e aver ammucchiato i miei pistilli, si procede all’essiccazione, detta anche tostatura, che viene fatta giornalmente finché anche gli ultimi pistilli non sono secchi. I miei pistilli dopo la raccolta sono ancora umidi perciò devono essere essiccati per mezzo della tostatura a una temperatura mai superiore ai 60°C. Sono molto delicato, perciò attenzione, i pistilli devono essere essiccati, ma non cucinati o bruciati, se no perdo le mie proprietà benefiche.

I MIEI PRINCIPI ATTIVI *

studiosi, scienziati e università di tutto il mondo mi rivolgono attenzioni via via crescenti man mano che le conoscenze scientifiche avanzano, studiando i sorprendenti effetti positivi che i principi attivi in me contenuti possono avere sul corpo umano. Perfino il maggior archivio di articoli autorevoli usato in ambito medico, ovvero pubmed, mi riserva ben 1630 risultati! Verificate voi stessi cercandomi come saffron! Io, Crocus sativus, detto comunemente zafferano, conosciuto come spezia grazie al fatto che possiedo un aroma magico, unico nel suo genere, ho il potere, pur usandomi in piccole dosi, di aromatizzare e colorare una grande quantità di primi e secondi piatti, dolci, e liquori.
La mia potenza colorante si deve per la maggiore parte agli esteri della crocetina, oltre che ad altri pigmenti carotenoidi (licopene, carotene) però presenti in concentrazioni minori. La mia capacità colorante è il principale parametro con cui viene valutata la mia qualità (altri due parametri sono l’aroma e il gusto), che poi darà il mio valore sul mercato, secondo la standardizzazione internazionale ISO3632:2011.

Il mio aroma è attribuibile ad una molecola detta safranale (componente maggioritaria dell’olio essenziale di zafferano).
Il mio sapore amarognolo, deriva dalla presenza di picrocrocina (forma gliconica del safranale).
Contengo anche diversi alcaloidi, saponine, fitosteroli, glucidi semplici (fruttosio), sali minerali (ferro, calcio, potassio, fosforo, magnesio, sodio, zinco, rame, manganese, selenio ecc) in quantità apprezzabili e numerose vitamine (vit. B1, vit. B2, vit. PP ecc).
Quando mi sviluppo in terreni fertili e in ambienti favorevoli, posso vantare le seguenti proprietà chimiche: 30% di crocina, 5-15% di picrocrocina e 2,5% di composti volatili tra cui il safranale.
Oltre ad essere soprattutto una fonte di piacere, capace di dare un senso alla vostra vita, possiedo i seguenti poteri: sono antidepressivo, antistress, un potenziatore della memoria, un regolatore dell’ apparato digestivo, accelero il metabolismo, arreco benefici all’apparato cardiocircolatorio, fortifico i capelli, sono un buon antinfiammatorio e un afrodisiaco…

A CHE COSA SERVO

CUCINA E ALIMENTAZIONE

Per migliaia di anni sono stato e sono tuttora, oggetto di interesse e curiosità degli uomini in tutto il mondo. I ristoratori, gli chef, le casalinghe, i vegetariani, i buongustai e tutti i golosi mi adorano per il mio colore e aroma. Sono utilizzato nelle industrie dolciarie, di bevande e di liquori per aromatizzare e abbellire pasticcini, torte, marmellate e bibite.
I cuochi di tutto il mondo e in ogni epoca si sono serviti di me per creare nuove ricette e impreziosire i banchetti reali. Vi basti ricordare che Martino de Rubeis, detto Maestro Martino, il più noto cuoco rinascimentale e per anni cuoco alla corte del Duca di Milano, imbandiva le tavole degli Sforza utilizzandomi in  circa  70 ricette tra primi, secondi, contorni e dolci.

CURA DELLE MALATTIE

Da migliaia di anni mi attribuiscono miracolose proprietà curative. Ero noto alle popolazioni del Nilo: si parla delle mie proprietà curative già in un Papiro egiziano (Ebers) del 1550 a.C. Il medico Ippocrate parla di me come di un rimedio valido contro i reumatismi, la gotta e il mal di denti. E poi ancora hanno parlato di me Galeno, Avicenna e tanti altri…
Gli antichi farmacisti e spezieri mi hanno usato nei secoli per inventare pozioni miracolose contro numerose malattie e contro le storiche ed endemiche epidemie di peste. Le industrie farmaceutiche odierne mi rinchiudono in granuli, confetti e capsule per curare tumori, alzhaimer, depressione e sostengono le mie grandi qualità di fortissimo antiossidante. Sono tanti coloro che credono nel mio potere afrodisiaco. Anche nella mitologia greca possedevo una valenza erotica: il dio Ermes, consigliere degli innamorati, risvegliava il desiderio sessuale servendosi di me.

USO COSMETICO

I popoli dell’antichità, Egiziani, Greci, Romani, Cinesi e Indiani, mi usavano per la preparazione di profumi, unguenti e belletti. Cleopatra, ad esempio, si serviva di me per dare un tocco dorato alla sua pelle. Bagni, oli per massaggi e belletti a base dei miei pistilli erano noti ovunque e si ritrovano anche “nell’arte amatoria” araba e persiana. Oggi in Occidente lo zafferano viene ancora impiegato nell’arte profumiera e, con il rinnovato interesse per la cosmesi naturale, il suo uso è esteso a creme, oli profumati e cosmetici in genere.


ARTE E TINTURA DELLE STOFFE

Il mio incontro con la lana risale a tempi molto remoti… vi ricordate i primi tappeti persiani, i tessuti cretesi e i reperti egiziani? Ebbene, ho servito tessitori di ogni credo religioso in tutto il mondo per tingere abiti da sposa, toghe di prelati cristiani o di monaci buddisti.
In un manoscritto bolognese (metà del XV secolo) si insegna “a fare aqua gialla da disignare et dipingiare in panno de lino e de lana”. Gli ingredienti, oltre allo zafferano, erano quelli classici per la tintura delle stoffe: allume di rocca e liscivia.
Dai miei pistilli si ottenevano anche varie tonalità di verde, in miscela con altre tinture di origine vegetale, in particolare con l’indaco.

* PubMed è un motore di ricerca basato principalmente su MEDLINE, database di letteratura scientifica biomedica dal 1949 ad oggi; la sua prima versione online è del gennaio del 1996. Prodotto dal National Center for Biotechnology Information (NCBI) presso la National Library of Medicine (NLM) dei National Institutes of Health (NIH) degli Stati Uniti.


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